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Dipendenti in luoghi di vacanza... lavorando

Dipendenti in luoghi di vacanza... lavorando

Smart working ed Home working. Il nuovo modo di lavorare dei dipendenti delle aziende italiane

La crisi pandemica del COVID e del post-COVID necessitano di una rilettura integrale sulle interazioni lavorative delle aziende e dei propri dipendenti. Sì, perché se da un primo momento lavorare in home-smart-working era diventata una necessità indiscutibile, nella condizione post COVID questo modo di operare, se non è divenuto addirittura permanente, è perlomeno una situazione che continua a protrarsi oltre la pandemia e tutte le restrizioni che questa ha comportato.

Succede quindi che molti lavoratori italiani così come le loro aziende a cui fanno riferimento, stanno continuando a operare in condizioni nelle quali operavano anche durante la crisi che il COVID ha comportato; pertanto, in molti perpetuano le operazioni lavorative non necessariamente stando in presenza in azienda.

Se da una parte ciò ha portato vantaggi alla maggior parte delle aziende che hanno potuto tale misura e limitare i costi di gestione, quindi a risparmi sostanziali e sostanziosi dati dal far continuare ad operare i propri dipendenti in smart-home-working, dall’altra però si verificano delle condizioni che fanno risaltare delle lacune che non vengono ancora contemplate nei contratti nazionali di lavoro.

Fra i sostanziali risparmi delle aziende di certo devono essere annoverati quelli che riguardano i costi di luce e gas e come tutti sanno, al giorno d’oggi con il gas che ha acquisito costi di erogazione altissimi, questi risparmi sono diventati quasi indispensabili.

Avere dei dipendenti che operano in smart-home-working significa garantire alle aziende comunque le operatività necessarie, ma altrettanto necessario diviene la questione di dover adeguare i CONTRATTI COLLETTIVI NAZIONALI DI LAVORO nell’ambito dei rinnovi al fine di contemplare le casistiche in cui i dipendenti “rinunciano” alle ferie continuando ad operare stando nei luoghi di vacanza.

La lacuna attualmente esistente, fa notare l’associazione di categoria delle Investigazioni, Vigilanza e Security, UnimpresaPol, è determinata anche dal fatto che molte aziende di tale ambito, ma anche in svariati altri ambiti lavorativi, a fine percorso lavorativo si ritroveranno a pagare in alcuni casi, ai propri dipendenti, somme di denaro per ferie non godute – oltre ai costi di gestione per le aziende, delle ferie non godute in termini contributivi al superamento dei 18 mesi previsti. Quindi è doveroso fare attenzione nell’applicazione dei rinnovi, nei rispettivi CONTRATTI COLLETTIVI NAZIONALI DI LAVORO, annoverare le nuove forme di operatività lavorativa che prevedano regole precise e soddisfacenti sia per lavoratori e sia per le aziende, che operano in smart-home-working.

Infatti, a tal proposito, l’associazione di categoria UnimpresaPol, nei scorsi mesi ha proposto di inserire delle nuove figure professionali che operano proprio nell’ambito dell’home-working, anche perché ha evinto da una serie di studi realizzati dalla fine della pandemia ad oggi, che i lavoratori in smart-working non solo garantiscono orari anche più lunghi di quelli già contemplati nelle normali operazioni in presenza, ma anche una più alta produttività e migliore qualità dei servizi resi alle aziende. E di contro le aziende hanno potuto risparmiare notevolmente su tutti i costi di gestione che vengono inclusi nelle operazioni in presenza dei loro dipendenti. Migliorata quindi l’operatività aziendale, la qualità del lavoro dei dipendenti con una minimizzazione sostanziale di tutti i costi gestionali.

In effetti per i lavoratori, operare in smart-home-working, significa poterlo fare da dovunque essi si trovino, compresi i luoghi di vacanza in cui si sono recati con le loro famiglie, poiché basta loro soltanto il poter avere a disposizione una linea telefonica e una linea internet che non sono sempre fornite dall’azienda, ma di libera scelta. Ma di contro le aziende dovranno necessariamente fare i conti con quei costi di retribuzione delle ferie non godute, perché anche se d’obbligo, non tutte le aziende sono attente a far utilizzare le ferie nei tempi dovuti dai propri dipendenti. È un cane che si morde la coda”, sarebbe necessario a tal fine individuare una sorta di posizione che preveda la titolarità di “Ferie in smart-home-working”.

L’Italia, dunque, sta cambiando e mutano anche le forme di lavoro e di assunzione dei dipendenti, è bene dunque porre l’attenzione su queste ultime che prevedano lo smart working e l’home working a tutela sia delle aziende che dei lavoratori e inserire queste forme di casistiche nell’ambito di tutte quelle categorie che contemplano tali forme di operatività.

Morale: Più produttività per le aziende e periodi più lunghi e di riposo per i dipendenti che riescono a fare vacanza, anche se in modo parziale, “lavorando in vacanza”.